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Dolceacqua è un piccolo borgo attraversato dal torrente Nervia, nel cuore della valle omonima. Situato in provincia di Imperia, nel ponente ligure, vicino al confine con la Francia, dista a circa 100 chilometri da Loano. Il villaggio, abitato da poco più di duemila persone, si integra perfettamente con la natura, e il dolce e ovattato suono del fiume vi cullerà in questa oasi di pace e quiete.

Un po’ di storia

Per quanto riguarda l’origine del nome ci sono due teorie a riguardo: stando alla prima, in epoca romana ci fu un borgo chiamato Dulcius, poi divenuto Dulciàca, Dusàiga e Dulcisaqua; oppure potrebbe derivare dal celtico Dussaga, poi Dulsàga e infine Dolceacqua.

I primi ritrovamenti storici sono fortificazioni in pietra e una torre rinvenute sulle alture del territorio circostante Dolceacqua, che sarebbero la testimonianza che tali zone furono presidiate dai Liguri Intemeli, dal IV secolo a.C al IV secolo in età romana.

Il borgo viene citato ufficialmente per la prima volta nel 1151, e sempre nello stesso periodo, i Conti di Ventimiglia fecero edificare il primo nucleo del castello in una posizione strategica.

Negli anni compresi tra il 1270 e il 1276 la famiglia Doria acquistò il villaggio di Dolceacqua, che negli anni successivi si espanse fino a raggiungere la conformazione attuale.

Dopo un periodo di rivalità con la famiglia Grimaldi di Monaco, nel XVI secolo il borgo di Dolceacqua attraversò un periodo prospero e florido.

Nel 1526 Bartolomeo Doria strinse un’alleanza con Carlo II di Savoia cedendogli i propri diritti feudali sul borgo dolceacquese; tale accordo durò fino al 1625 quando scoppiò la rivalità tra il Ducato di Savoia e la Repubblica di Genova, con cui i Doria erano schierati.

Nel 1652 i Doria tornarono in possesso del Borgo di Dolceacqua ove istituirono un marchesato, salvo poi ripetere l’atto di vassallaggio nei confronti dei Savoia.

Durante la guerra di successione austriaca Dolceacqua assistette agli scontri delle fazioni in campo e il suo castello subì anche ingenti danni.

Nel 1797 con l’annessione alla napoleonica Repubblica Ligure vennero soppressi feudi e marchesati; i Doria persero dunque la loro sovranità. Con la successiva sconfitta di Napoleone, il territorio del ponente ligure passò sotto il comando del Regno di Sardegna nella contea di Nizza.

Nel 1861 entrò invece a far parte del Regno d’Italia.

Cosa vedere a Dolceacqua

Dolceacqua è un tipico paesino ligure, con le sue strette vie di ciottoli rubati al fiume che si intersecano in un dedalo infinito. Si respira un’aria medievale, complice il castello Doria che si erge in una posizione dominante rispetto al paese e alla vallata. Appena edificato, all’inizio del XII secolo si trattava solo di una torre circolare; Stefano Doria. nel XVI secolo lo fece ampliare, ordinando la costruzione di un bastione e due torri quadrate. Oggi il castello ospita una ricca mostra che racconta il passato di Dolceacqua, le sue tradizioni e la storia di due grandi famiglie, i Doria e i Grimaldi. Il castello inoltre è sede di manifestazioni ed eventi culturali che si tengono durante l’anno.

Il fiume Nervia attraversa Dolceacqua dividendo il paese in due parti: quella più legata al passato, chiamata Terra, e quella dove sorgono le case moderne, chiamata Borgo. Ad unire le due rive un ponte romantico, costruito in epoca medievale, costituito da un unico arco di pietra che raggiunge i 33 metri di altezza. Lo scorcio sul ponte e sulle due sponde contrapposte del fiume è di una bellezza davvero notevole. A rimanere incantato da questo colpo d’occhio è stato uno degli esponenti più famosi dell’impressionismo, il pittore Claude Monet, che fece visita al paese per ben due volte, una di queste in compagnia di Auguste Renoir. Monet definì il ponte “un gioiello di leggerezza” e decise di dipingerlo in alcune delle sue opere.

Nel punto esatto dove l’artista collocò la sua tela oggi sono state inserite due tele che ritraggono fedelmente i quadri originali.

Seguendo le stradine in pietra si giunge alla Chiesa di Sant’Antonio Abate, del XV secolo, che accoglie al suo interno il polittico di Santa Devota, opera di Ludovico Brea del 1515. Anche la Chiesa di San Giorgio merita una visita, edificata nel XI secolo con una cripta che custodisce i resti di alcuni membri della famiglia Doria.

Altra cosa interessante sono i portali delle case situate nel centro storico, lavorati in pietra nera locale. Sono di tipo religioso, nobile o allegorico.

Per quanto riguarda la produzione locale spicca senza dubbio il rossese, vino rosso dal sapore morbido e vellutato.